Promenade des enfants
Loredana Perissinotto
“La vostra guerra non è la nostra.
Noi siamo per l’allegria e la grazia, ossia la felicità” (Elsa Morante)
Non voglio qui parlare della IVa edizione de “Il mondo salvato dai ragazzini”, svoltasi il 22/23 settembre scorso sotto la direzione artistica di Donatella Trotta, cioè di un progetto che vede varie presenze organizzative assieme a quelle creative, campane e nazionali, definite anche “Cerca(u)tori di felicità”.
Voglio soffermarmi sui “Cantieri della gioia” affidati a Peppe Coppola, Cristina Morra, Isabella Quaia, operatori Agita, il cui esito è stato uno spettacolo itinerante a tappe, con passeggiata iniziata su una piazza fronte mare e terminata, tra sali e scendi, sul cucuzzolo di Terra Murata, con le classi IV e V della scuola primaria di Procida.
L’azione scenica ha composto variamente, ma sempre con delicatezza poetica, gli elementi dell’espressività infantile – corpi, voci, gestualità, sonorità, piccoli oggetti – accettando la sfida della comunicazione in spazio aperto, tra il via vai di turisti e di abitanti, nonché del poco tempo a disposizione per realizzare il “cantiere” (con l’isola capitale della cultura, infatti, scolari e studenti sono stati molto impegnati in manifestazioni di vario tipo). Il richiamo all’attenzione dei passanti si è basato, pertanto, sull’efficacia espressiva in movimento, senza ricorso ad altri strumenti di richiamo e amplificazione. Gli operatori Agita, parte integrante dell’azione nei gruppi di bambine e bambini, mi hanno fatto ricordare Tadeusz Kantor e, come il grande regista polacco, hanno orchestrato l’insieme con semplici segnali o, per evitare disagi e rottura di ritmo, dicendo la battuta di chi risultava assente per improvvisa indisposizione. Voci squillanti per il testo dal vivo, con frasi scelte dai libri degli autori premiati (Papini, Negrin, Zanotti/Scuderi, Roveda/Paci), con incisivi pensieri personali sulla felicità, tra movimenti a passo di danza e simbolici voli di fogli/gabbiani, tra sventolio di foulard colorati e bastoncini usati in sincrono per comporre oggetti o suggerire situazioni. Così la colorata comunità educante in marcia ha felicemente occupato spiazzi e stradine della cittadina col mantra della felicità declinata a partire dal loro mondo d’affetti, d’amicizie, di piccoli desideri concreti, ma pure di sguardi critici sulla realtà (guerre, ingiustizie, squilibri ecologici e socioeconomici…).
Uno scambio di battute tra passanti colto al volo – Ma che succede? Eh, sarà sciopero!- però mi ha fatto riflettere: possibile che siamo in una società più incline a pensare alla protesta che non alla festa?! Sarà pure uno strascico del lungo confinamento pandemico ma, sotto sotto, ricucire lo spirito di comunità, affrontare il disagio e la paura serpeggianti, resta un tema attuale che tocca realtà grandi e piccole. Penso, allora, che progetti culturali all’insegna della continuità, della comunicazione e della partecipazione intergenerazionale sarebbe un argine possibile. Sarebbe una risposta di speranza all’addensarsi di quei “nuvoloni” che rendono insicuro e più problematico il vivere di ognuno, di cui anche le camminanti voci bambine di Procida hanno parlato.