TESTI TEATRALI, ADATTAMENTI, DOMANDE E ALTRO
di Loredana Perissinotto
Teatro congelato per il soffiare del covid19, tutto! Anche la ripresa dell’anno in corso mostra il colore dei timidi fiori che spuntano alla fine dell’inverno. Una rigogliosa fioritura è da attendere ancora, e sempre che…
L’uscita, tuttavia, di una nuova collana di testi teatrali e il resistere di altre, la pubblicazione di nuovi libri, è sempre un segnale di vitalità del teatro. Vitalità sotterranea, carsica, a voler porre l’accento su chi legge, chi acquista, chi pubblica letteratura teatrale destinata all’adulto come al giovane.
(Oh, amici e Bruno Tognolini, ricordate gli approcci con editori alla Fiera del Libro di Bologna negli anni Novanta, per convincerli a pubblicare testi per quel teatro della scuola che stava emergendo con vigore? Eh già, non c’è mercato nel nostro paese!).
Sulla letteratura teatrale destinata ai giovani lettori, Federica Iacobelli, curatrice della nuova collana “I Gabbiani”, interviene con un articolo pubblicato su Andersen (gennaio/febbraio 2021). Al di là della presentazione dei libri, molto vari per ispirazione e tematiche che mi hanno incuriosito (comprati e letti alcuni, ovviamente), la Iacobelli affronta un tema importante come l’adattamento, inteso sia quale scrittura originale a partire da opere precedenti, sia come trasposizione scenica.
Questo aspetto mi interessa particolarmente e prendo ad esempio Cronache del bambino anatra di Sonia Antinori (Gabbiani 2020, 9 €), che vede due personaggi in scena – una madre maestra e il figlio dislessico -, più che i testi di Cavosi e Lysander/Osten, nelle loro pur interessanti variazioni sulle figure di Elettra e Medea.
(Stimolante terreno di scrittura, quello del mito e del teatro classico, per scrittori noti e meno noti, pensando al lettore/spettatore adulto; ma anche altri scrittori si sono cimentati, proponendo godibili versioni rivolte espressamente al giovane destinatario, senza ipocrite censure ad usum delphini).
- Cronache del bambino anatra
- I figli di Medea
- Elettra sulle molle
Un bel testo – penso – questo della Antinori, che sarebbe adatto ad una compagnia professionale che si rivolge alle nuove generazioni, come si definisce ora il settore produttivo, sostituendo l’originario “Teatro Ragazzi”. Ma non sarebbe ugualmente interessante proporlo in un laboratorio di teatro-scuola, là dove gli “attori” sono molti di più? Dal testo scritto alla messa in scena: una sfida drammaturgica e creativa!
Mi spunta una domanda: è proprio inevitabile pensare che un testo teatrale, per comunicare, dipenda solo dalla sua trasposizione scenica? Che non possa essere considerato “genere” letterario al pari di altri e, pertanto, letto proprio per questo motivo, vuoi in solitaria o in gruppo? Non è abitudine diffusa, certo, ma non sarebbe male se rientrasse in una prospettiva più ampia di formazione alla lettura, quindi anche a scuola e in biblioteca.
Sono uscite altre interessanti pubblicazioni che presentano testi e spunti teatrali, inseriti però in un contesto molto personale. Titivillus, nella sua collana “Lo spirito del teatro”, pubblica (2020, 15 €),
Le irriverenti. Quattro monologhi oltre lo specchio di Isabella Carloni attrice, cantante, autrice e regista. Il libro documenta quasi un ventennio di ricerca drammaturgica “su misura” di questa artista a tutto tondo, nel confronto con “figure femminili in bilico, portatrici di un disagio, di un sogno, di un’utopia politica, ribelli alle strade tracciate…”. Anche qui mi interrogo sull’invito/motivazione a leggere questo libro, scritto con passione, radicato nell’esperienza. Leggere perché si è addetti ai lavori o per la curiosità d’inoltrarsi in una narrazione di vita, nel documento storico di un percorso artistico, nella originale scrittura personale, nelle variazioni attorno all’eterno femminino ricco di figure emblematiche come Artemisia e Circe, Joyce Lussu e Maria Lai e altre Sibille…? E perché non affrontare anche la sfida dell’adattamento ad personam femminile e/o maschile?
(Ricordi, Valeria Moretti, la mia provocazione a mettere in scena il tuo “Ritratto di donne in bianco”, pubblicato sulla rivista “Ridotto” nel 1990, in versione mista?).
Dal testo ad altra messa in scena “su misura”: una sfida drammaturgica e creativa!
- Isabella Carloni – Le irriverenti
“Perché raccontare è sempre un atto di estrema, bellissima e travolgente passione. Soprattutto ai ragazzi”, così Carlo Lucarelli conclude la sua prefazione a Scrivere e raccontare ai ragazzi di Guido Castiglia (Edizioni Seb27 2021, 16 €).
Appunti sul teatro di narrazione è il sottotitolo, ma definirli “appunti” è riduttivo o forse solo segno di modestia di Castiglia, attore, regista, drammaturgo e formatore tra scuola e teatro. Il libro intreccia, infatti, più livelli, compresi l’attenzione al corpo/voce del narratore e le avvertenze all’incontro coi giovani destinatari; gli interessanti esempi di incipit di scrittura per il teatro di narrazione (tema: la fragilità degli adolescenti), usciti dal progetto “Vox motus, di voce in voce” a cui hanno partecipato attori/attrici interessati all’argomento; nonché i contributi in postfazione di Milena Bernardi, Mario Bianchi, Fabrizio Cassanelli e Donatella Diamanti.
“Il testo letterario è Letto, il testo teatrale è Detto, questa è la discriminante fondamentale tra i due linguaggi narrativi” dice l’autore, che conduce il lettore all’interno della sua metodologia narrativa puntando su principi, criteri, consigli utili a sostanziare la drammaturgia di relazione. E soprattutto evitando di dare “ricette”.
- Guido Castiglia – Scrivere e raccontare ai ragazzi
Scala e sentiero verso il Paradiso di Giuliano Scabia (La casa Usher/Edizioni Nuove Catarsi 2021, 20 €, a cura di Francesca Gasparini e Gianfranco Anzini).
E’ un omaggio a Giuliano Scabia, da poco scomparso, che racconta “Trent’anni di apprendistato teatrale attraversando l’università” come informa il sottotitolo. L’autore vorrebbe che lo si leggesse come un libro di avventure. Di certo ha lo stesso passo di un avvincente romanzo… di formazione – aggiungo io – per tutti gli amanti e i curiosi del teatro, non solo per gli studenti del Dams di Bologna e per le comunità coinvolte nelle performance (molte le belle foto di Maurizio Conca e Antonio Utili).
Un manuale di teatro inusuale, dunque; un’avventura pedagogica attraverso il teatro e la poesia: il suo teatro! Irripetibile quando lo stesso Giuliano era di scena o in cammino lungo la notte o il giorno con compagni-spettatori di ogni età. Crediamo, comunque, che l’eredità della sua scrittura, dei suoi “schemi aperti”, delle sue visioni fissate in testi poetici, teatrali, narrativi, pittorici, possono essere raccolti.
Presi per mano per altre avventure, per continuare quel viaggio metaforico e reale al centro della sua drammaturgia, viaggio che a Giuliano piaceva tanto.
In viaggio con Isabella, Guido, Giuliano e i loro libri e, non è un paradosso, con le loro “biografie” umane. Vita e lavoro e ricerca fittamente intrecciati per esprimere una poetica in cui è possibile entrare, con cui dialogare per farla propria.
Una sfida drammaturgica e creativa! O no?
- Giuliano Scabia – Scala e sentiero verso il Paradiso
In finale, una curiosità. Matematica umanistica di Claudio Facchinelli (Gaspari Editore 2020, 14 €). Molti lo conoscono in veste di giornalista, di esperto di teatro tout court, di relatore e divulgatore, ma non tutti sanno che ha insegnato matematica.
Alla matematica, ricordando Emma Castelnuovo ed Ettore Carruccio, dedica queste incursioni fuori dai programmi ministeriali (già oggetto di tre seminari all’Humaniter Università per la terza età di Milano), con l’intento di proporre a chi ha sempre guardato con diffidenza alla matematica, un’immagine diversamente invitante, vorrei dire appetitosa. Una rilettura nella prospettiva storica ed epistemologica attraverso un intrigante percorso culturale che rivela l’utilizzo inconsapevole di procedimenti matematici nella pratica quotidiana di ciascuno.
E ci riesce Facchinelli, anche con una come me, per cui la matematica è stata una bestia nera ( o forse ho incontrato, per mia sfortuna di studente, solo ‘profie’ arcigne…?!).
- Claudio Facchinelli – Matematica umanistica