Teatro e scuola in Italia
di Loredana Perissinotto e Peppe Coppola
Collaborazione di Claudio Facchinelli
Traduzione in russo di Nika Demidova
Questo testo in lingua russa è apparso quest’anno sul blog dell’università di Mosca:
http://xn--80aaaaaraffd1byaf2aulm7ac7rnc.xn--p1ai/about_agita
Loredana Perissinotto è Presidente di Agita, associazione nazionale che promuove la cultura teatrale nelle scuole e nelle comunità. È attiva come attrice, regista e ricercatrice in animazione teatrale, teatro professionale per bambini e giovani e teatro di comunità come teatro nella scuola e nelle carceri. È impegnata nella progettazione di collegamento tra cultura, arte, istruzione e educazione. È autrice di libri, tra cui: “Teatri a scuola” (Utet, 2001), “Animazione teatrale” (Carocci, 2004 e 2013), “In ludo” (Edizioni Corsare, 2013) e di saggi con altri autori, tra cui: “Manuale delle professioni culturali” (Utet, 1995 e 1997), “Geografia del teatro della scuola in Italia” (Leonardo, 2001), “Guardarsi in scena” (PIA, 2007), Grazie alla cultura” (Franco Angeli, 2011), “Cultura. Punto e accapo” (Franco Angeli, 2013).
Peppe Coppola è segretario nazionale di AGITA, responsabile dei contatti con IDEA (International Drama Theatre Educational Association) e della gestione dei progetti europei Erasmus plus. Educatore teatrale, si occupa di corsi di teatro e dell’approccio alla lettura per scuole, teatri e comunità della città metropolitana di Napoli.
“Perché il teatro va sempre di pari passo con l’infanzia e la giovinezza?
Forse perché il teatro può essere un gioco,
ma non per questo meno un modo per esplorare il mondo.
Il teatro aiuta a trovare la propria strada,
a realizzarsi come individuo e come parte di un gruppo sociale. ”
(Giuliano Scabia)
Introduzione
La pratica teatrale non è una materia del curriculum scolastico in Italia, e di conseguenza non ci sono insegnanti di questa disciplina. Gli studenti, sia quelli più grandi, sia quelli più piccoli, hanno l’opportunità di conoscere il teatro, così come la danza, la musica e le arti visive, solo in virtù della scelta personale dei loro insegnanti. Fondamentalmente, gli insegnanti, lavorando ai loro progetti, diventano partner o collaborano con professionisti nel campo dell’arte drammatica. I progettì di natura artistica possono ricevere un sostegno finanziario dalla scuola stessa o dalle autorità locali, in quanto hanno finalità educative e le caratteristiche di un evento artistico. Esistono anche molti progetti denominati PON (piano dell’offerta formativa) che grazie all’investimento di fondi europei permettono l’implementazione di progetti espressivo-artistico in ambito scolastico. La durata del progetto e la sua prosecuzione dipendono da vari fattori, ma sono sempre finalizzati all’acquisizione graduale di conoscenze e alla formazione di competenze, a seconda dell’età degli studenti.
In Italia, nello specifico del teatro in educazione, vi è un modello operante definito “partenariato”. L’insegnante, interno alla classe, e l’operatore, esterno alla scuola, collaborano per la riuscita in termini didattici ed artistici del percorso intrapreso. Le ragioni del sodalizio tra docenti ed esperti si possono ricercare nella storia della Repubblica Italiana, oltre che nella storia della scuola italiana e del teatro italiano, dal dopoguerra ai giorni nostri. Sotto questo aspetto, in Italia, la formazione in ambito educativo si concentra su quattro aree: la propedeutica di base o parataeatro; la drammaturgia della comunicazione che segue le varie possibilità offerte dalla forma-spettacolo, tra tradizione e innovazione; la fruizione da parte dello spettatore dello spettacolo amatoriale o professionale; la ricerca pedagogica e artistica su cui avviare riflessioni, documentare esperienze, pubblicare saggi e libri.
Vengono utilizzati, ovviamente, percorsi differenziati per lavorare con fasce d’età diverse. Con i più piccoli si utilizzano principalmente proposte basate sul gioco, sulla drammatizzazione, sul movimento, sull’uso dello spazio, sul travestimento, su elaborati grafico-pittorici e l’utilizzo di albi illustrati. Tutte queste attività sono principalmente finalizzate all’autoespressione dei bambini e alla facilitazione dei loro contatti sociali. Vengono coinvolti tutti i sensi attraverso l’utilizzo di stimoli visivi, olfattivi, tattili e altri, e vengono utilizzati vari materiali. Questa esperienza può, pertanto, essere considerata come propedeutica alla teatralità.
Ai giovani vengono solitamente proposti esercizi preliminari basati sul come muovere e controllare il proprio corpo nello spazio, come usare la voce, interagire con le persone, improvvisare, come costruire oggetti ed elementi scenografici, ecc. e questa attività si affianca alla preparazione dello spettacolo. Il testo d’autore può essere scelto dall’ampia varietà esistente, dai classici ai contemporanei; ma può essere pure una scrittura originale del gruppo di studenti, vale a dire elaborare scenari originali relativi a temi di attualità o quale risultato di un percorso di scrittura creativa loro proposto. Oppure, ancora, essere il risultato dell’adattamento teatrale di opere letterarie di vario genere. La drammaturgia è considerata nei suoi vari aspetti, così le tante forme e tecniche teatrali: commedia, tragedia, farsa, pantomima, teatro di marionette, teatro delle ombre, teatro musicale e di danza, narrazione, vari tipi di mise en éspace, teatro multimediale.
La scenografia, in relazione allo spazio disponibile per la messa in scena, richiede un’attenzione particolare; spesso vengono utilizzati pochi oggetti di scena e elementi scenografici, poiché lo spazio adatto alle rappresentazioni drammatiche è molto limitato nelle scuole italiane. L’attenzione è rivolta anche alla musica registrata o dal vivo, così come agli effetti sonori e all’illuminazione.
La messa in scena finale dipende, poi, dal testo scelto e dalla poetica della produzione, nonché dalla professionalità e dal gusto dell’adulto che coordina l’esperienza. Questo adulto può essere un insegnante di matematica o di lettere che, spesso per scelta personale, è anche esperto di arte teatrale. La linea più interessante resta il partenariato, cioè la collaborazione tra insegnanti e professionisti dei linguaggi dell’arte in un progetto condiviso anche negli obiettivi educativi e di apprendimento. In Italia, dunque, si pone grande enfasi sul fatto che ogni attività teatrale a scuola inizia con un’analisi della “pedagogia in situazione”, cioè il conoscere chi sono gli studenti coinvolti e cosa fare con e per loro. Chiarito il contesto in cui si opera, viene scelto il percorso che meglio si adatti a queste persone e al loro background. Ciò significa che gli esperti di teatro o partner collaborativi devono avere obiettivi chiari per l’esperienza teatrale: obiettivi di insegnamento e/o apprendimento, miglioramento delle relazioni sociali e obiettivi emotivi, artistici, estetici. In sostanza, la messa in scena /comunicazione sul palco dovrebbe iniziare con le risposte alle seguenti domande: cosa/ quando/ come/ dove/ perché/ con chi/ a chi / per chi?
Breve excursus storico
Non si può non ricordare che, nel XVII secolo, i Gesuiti inclusero l’attività teatrale nel curriculum delle loro scuole, frequentate dai figli delle classi dirigenti. Nel XX secolo, l’obiettivo del lavoro teatrale con i bambini fu lo sperimentare la profondità del gioco e dell’interazione tra coetanei, la creazione di nuove storie sia attraverso la revisione di trame favolistiche, mitiche e letterarie, sia prendendo spunto dalla loro vita quotidiana. Nel gioco teatrale si poteva scoprire, sperimentare la gioia del movimento, dei suoni, dei colori, di nuove forme e metodi di lavoro legati all’espressività, all’immaginazione creativa. Alla fine, fu chiaro come l’attività teatrale, la possibilità di creare un’idea originale, l’espressione di sé e del gruppo, era estremamente importante per bambini, adolescenti e adulti. La creazione del proprio spettacolo, la performance, la presentazione e la visione di uno spettacolo teatrale diventano così gli elementi centrali del lavoro educativo.
I programmi scolastici della Repubblica Democratica Italiana (1946) offrivano agli insegnanti delle scuole elementari alcuni spunti su come il gioco drammatico, la drammatizzazione e il teatro di figura potessero essere utilizzati con i bambini di 6-10 anni. Successivamente, le stesse indicazioni furono fornite agli insegnanti della scuola materna (3-5 anni). La scuola dell’obbligo, nel 1962, fu estesa a 8 anni, a seguito dell’introduzione della scuola media unica, ora definita secondaria di primo grado (11-13 anni), per distinguerla dalla secondaria di secondo grado o superiore, non obbligatoria (14-18).
Gli spettacoli di fine anno scolastico, nonché quelli legati a festività religiose e nazionali, dipendevano esclusivamente dalla passione teatrale e discrezionalità degli insegnanti, di ogni ordine e grado di scuola. Lo studio della letteratura, anche teatrale attraverso i testi di antichi autori greci o latini, fu il modo per avvicinare al teatro gli studenti dei licei classici, scientifici ma anche degli istituti tecnico-professionali; ugualmente per gli autori collegati all’apprendimento delle lingue (francese, inglese, tedesco).
Nel 1995, fu firmato il primo protocollo d’intesa interministeriale che sottolineava l’importanza di sviluppare il teatro nelle scuole per le giovani generazioni.
Nel 2006, la scuola dell’obbligo fu estesa per legge da 8 a 10 anni, ma non è ancora chiarito se tutti gli anni di istruzione debbano svolgersi a scuola o debbano essere dedicati, in parte, alla formazione professionale. Una qual “fragilità” del sistema scolastico italiano va ascritta al governo centrale, per la sua (relativa) durata, a cui corrisponde il cambio dei ministri.
Un punto di svolta
Quanto accadde negli anni ’70, segnò una svolta nel rapporto tra scuola e teatro. In quel decennio nacque il fenomeno noto come “Animazione teatrale” (esperienze nella scuola e con la comunità), che diede vita anche al Teatro per l’Infanzia e la Gioventù (compagnie teatrali di attori professionisti che si rivolgono, per loro precisa scelta, al giovane pubblico) e al Teatro “dei” Ragazzi quale teatro della scuola (spettacoli teatrali realizzati dai bambini e dagli adolescenti, rivolti ai coetanei e alle famiglie). Professionisti del settore teatrale si affiancarono agli insegnanti, condividendo e riconoscendo il ruolo centrale degli allievi, il loro diritto all’espressione attraverso varie forme artistiche e drammatiche. Imparare a progettare, creare, costruire, comunicare divenne una questione centrale sia dal punto di vista cognitivo, sia educativo, oltre che emotivo ed estetico. La scuola è un laboratorio e uno spettacolo teatrale è un laboratorio!
Negli anni ’90, questa ricerca teorico-pratica ha raggiunto il suo apice con le Rassegne di teatro della scuola, circa un centinaio secondo il rilevamento effettuato, in tutto il Paese, nell’anno scolastico 1999/2000. Una particolare realtà italiana, col tempo diventata una bella opportunità di aggiornamento pedagogico, didattico e artistico per insegnanti, operatori, studenti, famiglie ( a anche amministratori).
Criteri di valutazione
In Italia il tema della valutazione di uno studente che segue un laboratorio teatrale, si è posto ma resta ancora oggetto di analisi e discussione, così come la formazione e il riconoscimento di figure professionali operative. In Italia il teatro non è una materia scolastica ordinaria; tuttavia, nella legge 107/2015 (“La buona scuola”), si promuove l’esperienza teatrale in ambito educativo e, tuttavia, le università non formano i quadri necessari su questo versante. Con l’autonomia gestionale e finanziaria concessa alle scuole, è possibile rilasciare “crediti” scolastici a quegli studenti che partecipano volontariamente alle attività teatrali. Di questi “crediti” si tiene conto nel giudizio finale.
Il tema interessa anche altri Stati membri dell’UE, ma in alcuni il teatro è una materia scolastica obbligatoria, in altri è una materia facoltativa. In un incontro tripartito (Italia-Francia-Germania) al Festival Educational di Torino (2016), i relatori riconobbero la difficoltà di classificare (o valutare) l’aspetto creativo del teatro come materia. Che rilievo dare, quindi, al lato artistico, al livello espressivo raggiunto, alla responsabilità e coinvolgimento dello studente, nonché alla cooperazione interpersonale, alla capacità di analisi e spirito critico, all’autonomia creativa e propositiva… Forse è più facile valutare la conoscenza della storia del teatro, degli autori e dei personaggi, delle vecchie e nuove forme di spettacolarità, l’uso delle nuove tecnologie all’incrocio di diversi linguaggi artistici.
In conclusione, pensiamo che la validità del teatro stia proprio nella sua natura effimera, transitoria, nel suo farsi e darsi nel qui ed ora. Grazie a queste caratteristiche, per quanto paradossale possa sembrare, il teatro offre opportunità e modi per unire generazioni e culture, per affermare valori etici ed estetici universali. Il teatro cancella le differenze e fa pensare al presente, guardando al passato e al futuro insieme.
Alcune informazioni su di noi…
Segue la scheda di Agita, che non riproduciamo