Teatro a scuola e realtà digitale

Teatro a scuola e realtà digitale

Schermi di computer connessi e dialoganti tra umani a distanza e in differita…

A rivedere i filmati datati 2020-21, col covid a spasso per il mondo, le immagini di città e persone confinate sono ancora ben impresse nella nostra memoria. Spazi del vivere collettivo, del lavoro, del tempo libero, della cultura, dell’apprendimento sono chiusi e se l’obiettivo inquadra le finestre di abitazioni, si entra in stanze private diventate postazione di lavoro per gli adulti, aula per studenti di ogni età impegnati nella DAD. La didattica a distanza ha riguardato anche i laboratori e i progetti teatrali programmati ad inizio anno scolastico: che fare allora nell’impossibilità di lavorare insieme in presenza? Il fare teatro, come il vederlo, non solo in ambito educativo, richiede la presenza, in un tempo e in uno spazio fisico, dell’attore che agisce (come da etimologia) e dello spettatore che partecipa, guardando lo svolgersi dell’azione.

La distanza tra loro è un’incongruenza, eppure… Eppure le Rassegne di teatro della Scuola e della Comunità (1) che accettarono la sfida nel 2021, presentarono alcune proposte su cui riflettere a proposito della sperimentazione di modelli innovativi e digitali al centro dell’odierna attenzione sociale, antropologica, formativa, economica, ecc.  Fare di necessità virtù, non significa abbassare il livello: la sfida riguarda il come superare la situazione attraverso l’utilizzo degli strumenti e dei mezzi a disposizione, così che ricerca, immaginazione, creatività, ibridazione di tecniche e di contenuti si attivano per superare l’impasse. Esiste la documentazione di questi lavori dei giovani, creativamente “impaginati” a livello d’immagine e di sequenze d’azione montate a distanza, di variazioni pensate ad hoc (ad esempio, fumetti e inserti d’animazione), di cornici di testo e pre/testo, con la conferma che il lavoro collettivo è alla base per raggiungere l’obiettivo, che resta il desiderio/bisogno di comunicare con l’altro da sé. Il teatro è un gioco di squadra, si sa, ma allora cosa cambia? E’ possibile che l’esperienza in presenza, così importante anche in risposta a fragilità e solitudini, all’inclusione e al confronto, alla identità in formazione, all’ascolto e al dialogo, al rispetto dei punti di vista e delle “visioni” dei giovani cittadini, e così via sui valori della democrazia, possa andare di pari passo con l’esperienza virtuale? Pensiamo di sì e, di fatto nella edizione 2022, le rassegne sono andate sul doppio binario. Sarebbe necessaria, tuttavia, porre maggior attenzione a quel linguaggio dell’umano che si chiama teatro, nell’incontro con allievi e studenti, specialmente da parte degli adulti “decisori” (docenti, genitori, amministratori pubblici, addetti all’informazione, ecc.). Per quanto riguarda il percorso formativo in ambito educativo, i linguaggi artistici –  in particolare quello teatrale – sono portatori di una visione connessa e olistica, di un modus operandi trasversale alle discipline (discěre/imparare). Il teatro, quindi, può essere considerato un valido sostegno per realizzare una metodologia trasformativa all’interno di un curricolo scolastico; tale aspetto deve però essere elaborato come una risorsa per un’effettiva organicità dei vari PTOF (Piano Triennale di Offerta Formativa). Molte sono le testimonianze dove l’aspetto digitale della comunicazione si traduce in esperienza creativa, dove il teatro nella sua forma “estesa” si mostra in manifestazioni peculiari e particolari; riuscire a carpire il linguaggio mediatico (non solo dei giovani) e trasformarlo in un “da te a me”, in un teatro vivo, corporeo è possibile. Così, scavando nelle memorie dei whatsapp, scoprendo che attraverso i tik tok si approda a letture e libri nuovi (#booktok), possiamo veramente interagire con chi ha fatto di questi strumenti un linguaggio che non va demonizzato, né tantomeno sottovalutato.

La pandemia nel mettere al centro il ruolo delle tecnologie di comunicazione e socializzazione, ha evidenziato le carenze e le problematiche sull’abitare il mondo digitale. La scuola resta un avamposto, ma – c’è sempre un ma – se il campo d’azione principale è questo, nel nostro paese sarebbe urgente porre mano a una seria riforma generale dell’istituzione scolastica, al passo coi tempi e interattiva con l’esterno. Sorprende che le linee d’intervento della Missione 4 “Istruzione e Ricerca/PNRR” nell’indicare l’obiettivo complessivo di “rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e STEM, la ricerca e il trasferimento tecnologico” e nell’evidenziare le abilità previste (o le 4C) da usare nel mondo del lavoro e nella quotidianità (collaborazione, pensiero critico, comunicazione, creatività) non facciano nessun riferimento ai linguaggi dell’Arte per quanto riguarda l’acquisizione di queste abilità! Con buona pace per una testa ben fatta (Morin), per l’ecologia della mente (Bateson), per l’arte come esperienza (Dewey), tralasciando di citare i tanti “maestri” di pensiero e di pratica italiani. Insomma, per progettare/preparare il cambiamento è sempre utile conoscere il “passato” e filtrarlo a ragion veduta, altrimenti i piedi del gigante di una (pseudo) modernizzazione son fatti d’argilla. Tra le tante piazze virtuali che si aprono, lasciare aperta l’opportunità di misurarsi col teatro da fare e da vedere, quale altra piazza dell’incontro umano, sarebbe un segno di realistica visione prospettica.

Nota

(1) La “rassegna” è una particolare iniziativa italiana, che inizia negli anni ‘90 del secolo scorso, per dare visibilità ai percorsi teatrali e socioculturali della scuola e del territorio. Esperienze innovative di formazione ed espressione personale e di gruppo, di ricerca drammaturgica e comunicazione, nonché di volano anche economico nelle realtà in cui si svolge. Delle circa 100 rassegne censite all’inizio del 2000, sono attive ora 32 variamente distribuite sul territorio nazionale.

Theatre at school and digital reality

Computer screens connected and conversing between humans at a distance and in deferred… Looking back at films or photos from 2020 -21, with covid-19 walking around the world, images of confined and distanced cities and people are still etched in our memory. The spaces of collective living, spaces dedicated to work, leisure, spaces dedicated to culture, are closed. If you look closer into the windows of homes, you enter private rooms that have become workplaces for adults, classrooms for students of all ages engaged in DL (Distance Learning). Distance learning also affected the theatre projects and workshops planned at the beginning of the school year. What can we do when it is impossible to work together in presence?

Doing and seeing theatre, not only in education, requires the presence of people, in a physical time and space, it also requires the presence of the actor who acts and the spectator who participates in the unfolding of the action.

The distance between them is an incongruity, and however… However, there were School and Community Theatre Reviews (1) that accepted the challenge in 2021, presenting a number of work proposals that created moments to reflect on: the experimentation of innovative and digital models at the centre of today’s social, anthropological, educational and economic attention.

Making a virtue of necessity does not mean lowering the bar: the challenge is how to overcome the situation through the use of the tools and means available, so that research, imagination, creativity, hybridisation of techniques and content are activated to overcome the impasse.

There is a documentation of these young people’s works, which were creatively ‘packaged’ at the level of images and action sequences. Assembled remotely, using various examples such as: comics and animation and creative texts. All this confirms to us that collective work is the basis for achieving the goal, which remains the desire/need to communicate with the others.

Theatre is a team game, you know, so what’s the difference? Is it possible that the in-presence experience, so important also in response to fragility and loneliness, to inclusion and confrontation, to identity in formation, to listening ability and willingness of dialogue, to respect for the views and ‘visions’ of young citizens, and so on the values, can go hand in hand with the virtual experience?

We think so, and in fact in the 2022 edition, the school and community theatre reviews have moved on a double track. It would be necessary, however, to pay more attention to that language of the human that is called theatre, to pay more attention when meeting pupils and students, especially by adult ‘decision-makers’ (teachers, parents, public administrators, information officers, etc.).

Training courses in education, the use of artistic languages – in particular theatre – are bearers of a connected and holistic vision, of a modus operandi across disciplines (from Latin discěre meaning to learn). Theatre, therefore, can be considered as a valid support to implement a transformative methodology within a school curriculum. However, this aspect must be elaborated as a resource for an effective organicity of the various types of educational offers the school makes available to students. There are many testimonies where the digital aspect of communication translates into creative experience. Many testimonies concerning theatre in its ‘extended’ form, to be able to grasp the media language (not only of young people) and to be able to transform it into an action that we could call ‘from you to me’.

In doing so, reading through the memories of online messages, we can discover that thanks to the TikTok social channel, we can read and discover new books (#booktok), we can truly interact with those who have made these tools a language that should not be demonised, nor underestimated.

The pandemic, in focusing on the role of communication and socialisation technologies, highlighted the issues of inhabiting the digital world.

The school remains an outpost, but – there is always a but – in our country it would be urgent to think about a serious general reform of the educational institution, get in step with the times and interactive with the outside world.

It is surprising that Mission 4 of the National Recovery and Resilience Plan in the section “Education and Research” in talking about “strengthening the education system, digital and STEM competences, research and technology transfer” and in highlighting the expected skills to be used in the world of work and everyday life (Collaboration, Critical thinking, Communication, Creativity) make no reference, regarding the acquisition of these skills, to the languages of Art!

In short, to plan/prepare change it is always useful to know the “past” and filter it, otherwise the feet of the giant of a (pseudo) modernization are made of clay.

Among the many virtual squares that open, leave open the opportunity to measure up with the theater to do and see, which other square of human encounter, would be a sign of realistic perspective vision.

Note

(1) The “review” is a particular Italian initiative, which began in the 90s of the last century, to give visibility to the theatrical and sociocultural paths of the school and the territory. To give visibility to innovative experiences of training, drama research and communication, as well as economic driving force in the realities in which it takes place. At the beginning of 2000 there were about 100 reviews, now there are 32 variously distributed nationally.