SOFIA …. DELLA RESISTENZA
Ho avuto la fortuna di avere Sofia Gobbo come insegnante di lettere alla scuola media, quella dell’esame di ammissione e del latino, alla fine degli anni 50. Le devo molto, anche il fatto di essere diventate amiche con gli anni, di aver fatto diversi viaggi insieme, di condividere la passione per il teatro, la musica, l’archeologia, l’arte visiva.
Non desidero parlare della sua carriera di insegnante e poi di preside in vari istituti, di coordinatrice del gruppo di artisti “8+1” (l’uno era lei), solo accennare qui alla didattica attiva e sperimentale con cui ci coinvolgeva, “sotto osservazione” del preside, che entrava in classe a sorpresa. Ma la classe era pronta a presentare la sua ricerca di geografia a tutto tondo con usi, costumi, arte e cucina della regione o del paese europeo assegnato, a fare un collegamento tra storia ed economia, a leggere con espressività un brano di epica, a recitare una poesia… Sì, a scuola si usava ancora far imparare le poesie a memoria e lei sceglieva i lirici greci; così che in occasione di un viaggio in Grecia, già entrati nel 2000, le recitai Alcmane nel teatro di Epidauro, con reciproca soddisfazione!
Quello che voglio qui testimoniare è il fatto che non ci raccontò i suoi trascorsi di staffetta partigiana. Perché? Per senso di realtà e sensibilità. La guerra era finita da poco più di un decennio, la Resistenza non era ancora “sdoganata” e sul ruolo avuto dalle donne stava calando il velo del compromesso tra i partiti della nuova Repubblica. Ma ci potevano anche essere situazioni nelle famiglie degli allievi, dolorose sia per lutti sia per connivenza col passato regime. Questo diede come spiegazione alla domanda sul perché non ci avesse raccontato la sua esperienza, alla presentazione nel 2015 di un bellissimo Dvd – Coi messaggi tra i capelli – sulle donne nella Resistenza nel trevigiano. Di fatto, ha poi raccontato quel periodo storico a molti studenti di scuola media e superiore, rilasciato interviste a giornali e tv. E lo continuerà a fare, sentendo la responsabilità di essere testimone in là con gli anni, sempre con accesa passione democratica. Qualche foto, il testo dell’intervento fatto il 25 aprile 2017 e l’intervista su un giornale locale del 2019.
Loredana Perissinotto
- Sofia e Loredana – Istanbul 2005
- Sofia e Mario Bonifacio 25 aprile 2015
- Sofia con alcune allieve di prima media gita scolastica a Redipuglia e a Trieste
- Sofia e Mariarosa Zomaro 25 aprile 2019
- La testimonianza di Sofia Gobbo, staffetta della Resistenza
Mestre, 25 aprile 2016
Sono Sofia Gobbo e forse è la prima volta che su questa piazza* il 25 aprile viene ricordato da una donna che quel giorno del 1945 lo ha vissuto in prima persona. Quella mattina mi trovavo in bicicletta sulla strada rasente le colline sotto il Cansiglio diretta a Vittorio Veneto. Continuavo la mia attività di staffetta del Comitato di Liberazione Nazionale per i collegamenti tra la Divisione Nino Nannetti , i Comitati di Treviso e Padova e un Gruppo di Azione Patriottica. In cielo volteggiavano gli aerei degli Alleati e io, temendo che, scesi a bassa quota, mi mitragliassero, deviai in un campo protetta da un albero. Arrivata in località Costa di Vittorio Veneto, tra una sparatoria e l’altra , mi rifugiai nel locale Tiro a Segno, che esiste tuttora. Giunta finalmente a destinazione in casa del presidente del Comitato di Liberazione Nazionale Giovanni Gandin, fui informata che sul Menarè, il tratto della Statale 51 di Alemagna tra Conegliano e Vittorio Veneto, l’esercito Tedesco in ritirata era incalzato da quello Angloamericano e, per sfuggire alla prigionia, cercava una via di fuga verso l’Austria. Ad un certo punto si presentò alla porta il Vescovo della diocesi Monsignor Zaffonato, venuto ad offrirsi come mediatore per convincere i Tedeschi alla resa. La proposta non fu accolta perché non necessaria in quanto i Partigiani, scesi dalla montagna, stavano fronteggiado i Tedeschi e, dopo un duro combattimento con morti e feriti da entrambe le parti, li indussero ad arrendersi. Solo il giorno 28 fu possibile festeggiare la fine della guerra. Guerra che ai soli Partigiani della provincia di Treviso costò 635 morti, caduti in combattimento, impiccati o fucilati. E’ giusto ricordare il 25 aprile, che ha segnato il ritorno alla pace, ma non si deve dimenticare quanto sia costata la guerra. C’è un libro di Mario Rigoni Stern , libro uscito postumo lo scorso anno, che riunisce alcune tra le centinaia di interviste apparse su libri e quotidiani nel corso degli anni Ha un titolo emblematico: IL CORAGGIO DI DIRE NO. Ricorda in apertura l’ episodio vissuto in un campo di concentramento oltre la Polonia, vicino alla Lituania. Fatto prigioniero, era finito là dopo un viaggio in treno blindato con pochi amici alpini che avevano fatto con lui la guerra in Albania e in Russia. Dopo qualche giorno, fu proposto loro di arruolarsi nella repubblica di Salò, ossia aderire all’Italia di Mussolini. Quando, fatti schierare, fu loro detto:”Alpini, fate un passo avanti, tornate a combattere”. Tutti fecero un passo indietro. IL CORAGGIO DI DIRE NO.
Ora a noi non si chiede di mettere a repentaglio la nostra vita, ma il coraggio di dire no quando ci si propone di accettare modifiche alla Costituzione che riducano le libertà democratiche. Il coraggio di desistere dalla tentazione di non andare a votare perché delusi dal comportamento di qualche politico che non fa mistero di mirare al potere non per spirito di servizio, ma per interessi personali. In definitiva, esercitare responsabilmente la democrazia . Per concludere, ricordo le parole di una grande donna veneta che ha tanto dato all’Italia, Tina Anselmi:”Oggi il Paese ha bisogno di noi, di ciascuno di noi, perché i valori che emergono anche oggi dalla società ci indicano un cammino dove libertà, giustizia e pace devono essere vissute ogni giorno se non vogliamo che sia vano il sacrificio di chi è morto”.
(* Piazza Erminio Ferretto, partigiano)
Sofia Gobbo