31 marzo ore 18,30
Galleria La Nuova Pesa
Via del Corso 530
ROMA
presentazione
SETTE STORIE PER FARE LA CACCA
un libro di Valeria Moretti
Si può arrestare il tempo? Un bambino ci prova arrampicandosi sulla torre e fermandone l’orologio. Un galletto non ne vuol sapere di cantare solo all’alba e così si dà alla pazza gioia di farlo a tutte le ore del giorno e della notte. Uno spazzolino da denti, con spirito del viaggiatore, spia le nuvole dall’oblò dell’aereo e si sente un po’ Lawrence d’Arabia e un po’ il Gatto con gli stivali quando affronta le sette leghe. Due fratellini inseguono un topino delle fogne e “sbarcano” in un universale deposito di cacche di tutto il mondo: uguali e diverse, ma pacificamente raggruppate… Questi ed altri racconti sono raccolti nel libro SETTE STORIE PER FARE LA CACCA di Valeria Moretti edito da Didattica Attiva e dedicati a bambine e bambini nella fase cruciale del vasetto. Ma il libro si rivolge anche ai genitori “con la puzza sotto il naso” – come recita il sottotitolo – in omaggio al loro esserci in uno dei passaggi importanti della crescita. Così l’esperta francese d’arte contemporanea Nina Rodriguez-Ely ci ricorda il rapporto degli artisti con la materia fecale, il critico musicale del quotidiano La Repubblica Dino Villatico tesse un panegirico sul tema della cacca à la manière de Mozart e Loredana Perissinotto, pedagogista teatrale, propone ai lettori le “Istruzioni per l’uso”.
Simona Marchini leggerà alcuni racconti
intervengono
Loredana Perissinotto, Dino Villatico, Cristiana Voglino per le Edizioni Didattica Attiva e… in forma epistolare, la psicanalista Manuela Fraire
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Un commento di Paolo Gaspari al libro di Valeria Moretti Sette storie per fare la Cacca – Per chi ha la puzza sotto il naso – (Edizioni Didattica Attiva, Torino 2016)
In una canzone di Fabrizio De André, il protagonista è un nano, del quale si dicono tutte le cattiverie possibili; una su tutte: “… è una carogna di sicuro/perché ha il cuore/troppo vicino al buco del culo…”.
Ma il culo, si sa, è parte integrante al buon funzionamento del nostro organismo; e insieme al culo ci sono il retto e l’orifizio. Potremmo definire tutto questo, con felice metafora, la figura di un viaggio obbligato nel buio delle possibilità.
E se l’esito del viaggio fosse favorevole, assisteremmo allora al rilascio sollecito ed esauriente della cacca. Ne sarebbero così appagati, in egual misura, sia il corpo che la mente (“mens sana in corpore sano”). Esistono, infatti, secondo il filosofo Cartesio, due realtà simmetriche, ugualmente diverse o diversamente uguali, esattamente compenetrate l’una nell’altra, per lo spazio e per il tempo: la “res extensa” e la “res cogitans”, cioè la “cosa fisica” e la “cosa pensante”; nel caso nostro, la “cacca” e il “pensiero” della cacca.
Viene anche in mente, con metafora ancora più ardita e potente, il viaggio di Dante nell’Inferno. Un viaggio nel buio e nella puzza; viaggio del corpo e viaggio delle mente: il passaggio obbligato, senza cui il poeta non avrebbe potuto ricongiungersi a Beatrice, in Paradiso.
E dopo la figura gigantesca dell’Alighieri, ecco avanzarsi un piccolissimo Davide: un topolino (che è anche protagonista della prima storia del libro): impegnato ad organizzare, come Dio comanda, le cacche degli umani…
-Sono il Topolino delle Fogne. Guardate, lì ci sono le cacche dei bambini africani, là dei bambini americani, là dei bambini australiani, là dei bambini indiani, là dei bambini cinesi, là dei bambini francesi… E qui c’è quella… della mamma, fatta stamattina, quella del papà, quella della maestra, quella della baby sitter, là quella del postino che ha portato la raccomandata, laggiù quella del garzone del fornaio che ha consegnato la spesa ecc.ecc. E lì – conclude il Topino – ci sono le vostre, bambini, arrivate calde calde.-
E come omaggio al Topolino, ho immaginato questo contributo ludico-sentenzioso:
Lamento del Topolino delle Fogne
A me toccano le rogne
di uscir fuori dalle fogne
Per smaltire pochi o tanti
tutti quanti i vostri avanzi
Che lasciate ahimè negletti
anche fuor dai cassonetti
Ogni tanto c’è con me
il gabbiano Giosuè
Sceglie dentro la monnezza
bocconcini di platessa
Or capite per mangiare
cosa mai mi tocca fare
Su alla luce sono a rischio
sotto terra me ne infischio
Quassù l’uomo mi detesta
sotto terra faccio festa
Non mi resta che migrare
in campagna vado a stare
Del buon cacio fresco e fino
saprà darmi il contadino
Saprò fargli compagnia
giorno e notte in fattoria
Per il mese di gennaio
mi ritiro nel granaio
Starò certo bene al caldo
come Angelica e Rinaldo.
E adesso, scateniamoci insieme, nell’apoteosi finale:
Al bagno! Al bagno!
SOS SOS SOS
su corriamo al waterclos
Le scorregge di gran lena
vanno a spasso in altalena
Fanno il tema fanno un song
fanno un valzer fanno gong
L’intestino fa lo swing
come un pugile sul ring
Le scorregge fan baldoria
sui destini della storia
Un odore si sprigiona
fino al Passo Cadibona
Sembra pure sia arrivato
alla Zecca dello Stato
Non è viola né mughetto
non lavanda o bergamotto
E’ quel tanto che n’avanza
dalle strette della panza
E’ quel poco che ormai c’è
fin dai tempi di Noè
Un prodotto infine è dato
l’intestino è liberato
E’ un prodotto da stamberga
lo possiam chiamare merda
E’ per gente anche più su
che stia a Roma o a Timbuktu
Un prodotto affatto vero
tutto gratis costo zero
Un prodotto fai da te
quando è pronto vien da sé