Abbiamo chiesto un ricordo di Francesco De Bartolomeis ad Aldo Garbarini, che l’ha conosciuto e frequentato. Un breve ricordo per una lunga vita (105 anni) all’insegna della pedagogia attiva, della formazione, della cultura, dell’arte e dell’impegno civile.
Francesco De Bartolomeis, il maggiore pedagogista italiano della seconda metà del 900, ci ha lasciati qualche giorno fa.
Nato a Pellezzano, in provincia di Salerno, laureatosi in pedagogia a Firenze con Ernesto Codignola, è stato ordinario dal 1956 al 1988 all’Università di Torino, per poi divenirne professore emerito. Autore di oltre cinquanta libri, di cui il primo –Idealismo ed esistenzialismo – fu promosso da Benedetto Croce, che ne fece la recensione. Ma ricordiamo anche “La pedagogia come scienza” del 1953, “La ricerca come antipedagogia” (1969) “Il sistema dei laboratori” (1978). Senza dimenticare il suo interesse per l’educazione dell’infanzia, espresso in particolare ne “Il bambino dai tre ai sei anni” del 1964 e “Infanzia e educazione” espressamente scritto in occasione del convegno del Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia a Torino nel 2010.
Un costante pensare, riflettere e approfondire che hanno originato proprio in questi ultimi anni ancora nuovi contributi da “Pensieri su cui pensare” a “Parliamone”, usciti con l’editore Zeroseiup.
Francesco ha affrontato per decenni tutti i temi inerenti il campo della formazione , dalla scuola dell’infanzia ai laboratori, dal tempo pieno a una scuola fondata sulla ricerca, di fatto introducendo un nuovo linguaggio e una nuova dimensione delle scienze dell’educazione, situando la pedagogia in relazione e in dialogo con tutte le altre scienze. Ma ha attraversato anche altri campi e interessi. Nel secondo dopoguerra Adriano Olivetti lo chiama a lavorare con i sociologi Franco Ferrarotti e Luciano Gallino, gli scrittori Franco Fortini e Paolo Volponi, il designer Ettore Sottsass. E’ tra i fondatori del Festival Cinema Giovani e del Torino Film Festival, entra in Consiglio comunale a Torino e in questa veste sarà tra i promotori delle mense scolastiche e del tempo pieno.
E poi l’arte, sempre in modo originale e non conformista, che rimane comunque un modo per leggere quei processi e quella ricerca che per anni ha esplorato in campo educativo.
Lo ricordiamo con un suo pensiero presente nell’ultima pubblicazione di due mesi fa, così come lo ha voluto ricordare il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia:
“L’umano è strettamente legato al rispetto come qualità generale; consiste nel non fare valere nei rapporti meriti e riconoscimenti di ogni tipo, la propria posizione sociale per professione e censo. E fa emergere dal profondo quello che ci rende eguali, l’umano appunto, un nucleo vitale di valori che si manifesta nei rapporti quali siano le persone che abbiamo di fronte. Argomenti che sembrano estranei, non per magia ma per valore e significato entrano in una pedagogia che si rinnova, immersa nei problemi della vita…” (Parliamone, p. 21).
Aldo Garbarini