In questi mesi quante volte abbiamo sentito, letto, ascoltato questa piccolissima frase “è la prima volta…”.? Ha tuonato, rimbombato migliaia di volte: nelle nostre bocche, nelle televisioni, nei video, su facebook, instagram, whatsapp …
Si è proprio “la prima volta” che ci troviamo ad affrontare, tutti, qualcosa di totalmente sconosciuto.
E dentro di me questo incipit ha risuonato in modo particolare facendomi pensare a quanto la mia, la nostra vita sia composta da un’infinità di “la prima volta…”: la prima volta che ho dato un bacio (avevo nove anni e lui non mi piaceva neanche); la prima volta che ho mollato un manrovescio ad un collega (che soddisfazione); la prima volta che ho fatto l’amore e non volevo tornare a casa
(avevo paura che mi si leggesse in faccia); la prima volta che sono salita sull’aereo in volo verso l’India; la prima volta che ho fatto un pellegrinaggio con trentamila indù (pensavo che al massimo saremmo stati quattro o cinque); la prima volta che mi sono rasata a zero (“arrendersi”, così si chiama questo rito); la prima volta che sono salita sullo Stromboli (davanti a me c’era un ragazzo conosciuto due giorni prima e ho pensato che lui sarebbe stato l’uomo della mia vita); la prima volta che ho scelto il teatro (si farà scegliere tante tante altre volte); la prima volta che Tommaso ha lasciato la mia mano e quella di Pompeo e ha cominciato a camminare davanti a noi; la prima volta che ho conosciuto quei pazzi dei “napoletani”: Ina, Peppe, Rossella e Rossella, Miriam, Antonio, Salvatore; la prima volta che ho accompagnato una persona verso la morte: mia madre; la prima volta che ho abbracciato una madre davanti al corpo senza vita di suo figlio…………….puntini, puntini, puntini, puntini, puntini, puntini.
Parlo con un’amica a proposito di questi pensieri e mi inoltra le frasi scritte da un gruppo di ragazze adolescenti (progetto realizzato dalla Libreria delle Donne in una Scuola Superiore di Firenze – Elsa Morante) e uno degli stimoli lanciati era proprio scrivere intorno a “la prima volta”. Tutti i loro scritti furono esposti e letti nella Libreria. Il titolo dell’evento secondo me è bellissimo: “tu bocca, prigione delle mie parole”.
Riporto alcune frasi: la prima volta che sono andata in bici senza rotelle mi sono sentita orgogliosa; la prima volta che ho visto la mia mamma felice e sorridente mi sono sentita come un fiore appena sbocciato; la prima volta che ho preso le forbici e mi sono tagliata a capelli; la prima volta che sono entrata in comunità e pensavo di essermi smarrita; la prima volta che sono andata all’ospedale; la prima volta che ho visto le stelle mi brillavano gli occhi; la prima volta che ho dormito da sola ero terrorizzata; la prima volta che sono salita sul motorino e mi sono sentita voare; la prima volta che assaporai il sapore della vendetta e capii che non avrei più potuto farne a meno; la prima volta che sono salita da sola sul treno mi sono sentita un puntino in mezzo a tanti puntini; la prima volta che mi sono vergognata mi pareva di essere all’inferno; la prima volta che ho aperto un libro sono stata inebriata dal profumo della carta………..puntini, puntini, puntini, puntini, puntini, puntini.
Poi un giorno mi telefona Rossella, Rossella Russo, ed è già una grande gioia; ma è anche una grande sorpresa, ma si perché è da un tempo infinito che non ci sentiamo per telefono: è così tanto che è come se fosse la prima volta! E mi dice con quella sua voce suadente da “Gatto del Cheshire” (Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie): “perché non scrivi anche tu qualcosa per “la bellezza necessaria”…… puntini, puntini, puntini. E siccome lei è sorniona, mi dice anche “puoi scrivere anche di Gennaro, se vuoi” (che è il mio gatto di nove chili, anzi il gatto che ci è stato lasciato da nostro figlio) ……puntini, puntini, puntini, puntini.
……e io mi sono ritrovata con tutti quei puntini, tanti, perché io sono molto lenta…rimugino, rimugino…(non a caso sono del Toro).
Poi, proprio partendo da “la prima volta” mi sono tornati in mente tre incontri magici: tre libri, non più grandi di 15 cm x 10, che sono stati e sono tutt’ora, la mia “bellezza necessaria”. Li tengo dentro uno scrigno di legno. Escono da lì solo per le occasioni speciali, e questa è un’occasione speciale, e così ho deciso di condividerli.
E’ nel 1996 che leggo per la prima volta “Il cavallo di Ulisse” di Tonino Guerra. (E’ un dono di Claudio Casadio) Accademia Perduta l’ha commissionato al poeta scrittore per un progetto/evento contro tutte le guerre da fare sulla spiaggia di Cervia, e lui lo scrive in romagnolo! Mi sarebbe piaciuto leggerlo in questa lingua perché ci sono delle parole che mentre le leggi risuonano in fondo all’anima: ma non è la mia lingua, e ho pudore. Così ve lo restituisco in italiano (traduzione rigorosa di Tonino Guerra). Nel libro ci sono altre dodici lingue: croato, francese, greco antico, inglese, latino, macedone, napoletano, russo, serbo, sloveno, spagnolo, tedesco.
E’ il 2000 – mi trovo fra le mani per la prima volta “L’allodola di pezza di Chèri” di Maria Pagnini. Un libricino con una copertina carta paglia e il disegno di un uccellino fatto da un bambino. Lo leggo e piango dall’inizio alla fine. Lei racconta di Francesco, quello che poi diventerà Santo, di lui bambino, della sua mamma e del suo babbo. Racconta anche di quando lascia tutto, di quando parla col lupo, di Chiara…ma soprattutto di lui e della sua mamma. Nulla mi ha mai emozionato tanto. Questo libro ha segnato l’inizio di un rapporto straordinario con una donna straordinaria, con una scrittura che per me resta unica.
Nel 2006 leggo per la prima volta la raccolta di poesie “senza polvere senza peso” di Mariangela Gualtieri – Da allora diventa la mia poetessa. Quell’anno, mi sembra fosse la prima o la seconda volta della mia partecipazione a Marinando, mi affidano un gruppo di ragazzini calabresi che portavano la loro prima esperienza teatrale (mi ricordo benissimo la loro semplicità) . Decido che lavorerò a costruire una coreografia fatta di “giuramenti” e così la poesia che c’è a pagina 108 di quel libro diventa il “pane” perfetto con cui ci nutriremo durante i giorni a Ostuni. Che bellissimo azzardo! E’ l’inizio di un lunghissimo (pero’ lei non lo sa) dialogo con la poesia di Mariangela …da allora in ogni laboratorio, in ogni spettacolo, lei mi accompagna con la forza straordinaria delle sue parole/immagini.
Chiudo con una profonda gratitudine a Rossella che è riuscita a “suadermi”.
Ho profonda gratitudine anche a questa “prima volta” pandemica che mi ha permesso di concedermi il lusso di tanto rimuginare.
Con la certezza che ogni prima volta della mia/nostra vita sia servita a tante, tante altre volte. E che tutte queste prime volte hanno fatto si che oggi io sia quello che sono.
Quindi, anche questa prima volta mi/ci sarà utile a costruire qualcosa di meraviglioso.
Ah…alla fine è anche la prima volta che scrivo con molto piacere, dopo tanto tempo!