Io ero l’albero (tu il cavallo)
“Se venite da noi teatranti per sapere qualche cosa su Shakespeare o su Goldoni; se intendete specializzarvi come organizzatori delle recite dei vostri bambini; se pensate che mediante la drammatizzazione s’impara meglio la storia e la matematica; se cercate l’utilizzazione della fantasia per fare accettare la realtà ai bambini; se cercate possibilità catartiche, ossia di scarico nella consumazione del tempo libero dei bambini; se vi interessa far loro rivivere drammaticamente i ruoli degli adulti (padre, madre, insegnante, direttore, autorità) come figure protettive o punitive di una società da accettare indiscutibilmente; se cercate l’elevazione spirituale dei vostri bambini, AVETE SBAGLIATO STRADA.
Se invece credete nelle possibilità espressive dell’uomo-bambino, libero dagli schemi di una tradizione culturale e dalle repressioni di un sistema educativo, se siete convinti di essere in confronto a lui molto meno espressi ed espressivi; se pensate che attraverso la drammatizzazione da parte del bambino del ruolo degli adulti egli percepisca attivamente le nostre ambiguità per rifiutarne completamente la funzione di depositari dell’educazione e della cultura; se pensate di trasferire il gioco e la felicità dagli eccezionali momenti del tempo libero a tutti i momenti della vita e quindi soprattutto nelle ore si scuola; se credete che l’espressione sia un bene di tutti, mentre l’arte sia il battage pubblicitario del sistema che la produce; se pensate di essere utili ai bambini con queste premesse, anche se vi sentite impreparati ad assolverne i compiti, ALLORA RESTATE CON NOI A LAVORARE, I BAMBINI SARANNO I NOSTRI EDUCATORI”.
Franco Passatore, Io ero l’albero (tu il cavallo), Guaraldi Ed., Rimini 1972.