Loredana Perissinotto
Maurizio Scaparro, nel 1973 direttore del Teatro Stabile di Bolzano, aprì all’Animazione teatrale e affidò il progetto a me e a Lodovico Mamprin, giornalista e responsabile della trasmissione radiofonica “Teatro stasera”, una novità a quel tempo. Maurizio intuì che questa pratica di partecipazione e di rinnovamento espressivo/educativo poteva, forse, aiutare il dialogo tra le due comunità linguisticamente definite e separate, attraverso gli allievi della scuola elementare e media, le famiglie, gli insegnanti, gli amministratori. Nel libro Tre dialoghi sull’animazione (Bulzoni 1977) curato da me assieme a Morteo e Mamprin, vi è il racconto di questa esperienza. La dedica è a Veronika Felder, compagna di viaggio in questa avventura con altri giovani altoatesini, morta a 23 anni.
Un’azione di teatro di strada concluse il progetto. In quella Domenica delle Palme, Maurizio era presente e dialogante con ragazzini e ragazzine, insegnanti, cittadini e ospiti arrivati a Bolzano per vedere anche gli esiti del teatro dei ragazzi.
Della sua squadra teatrale ricordo con affetto Maria Bellini, Roberto Francia, Pino Micol, che mi piacque molto nell’Amleto nella originale regia di Maurizio; insomma si lavorava bene con lui! Quando riprese in mano il Carnevale di Venezia, negli anni Ottanta, diede molto spazio alle giovani compagnie, anche alla mia Assemblea Teatro che presentò nella prima edizione “Melofiaba” e nella successiva “L’orologio a cucù”. Tanto teatro in spazi aperti e non, tanta attenzione al pubblico, tanta energia e creatività, bellezza e cultura, apparteneva alla weltanschauung di Scaparro.
Nel 1995, commissario straordinario ETI, fece incontrare le persone “giuste”, vale a dire non solo quelle istituzionali ma anche quelle competenti come me e Giorgio Testa, per organizzare il convegno al teatro Valle “Scena Educazione. Per un rapporto organico tra scuola e teatro”. Si arrivò così, e ne parla Claudio Facchinelli nel suo ricordo, alla firma del primo protocollo d’intesa sull’educazione teatrale in ambito educativo. Chissà cosa diremmo oggi su Brecht, al centro di alcune conversazioni tra noi – io, tu e Lodovico – e del suo “L’acquisto dell’ottone. Breviario di estetica teatrale” che ti regalammo, non senza simpatica malizia, in un incontro romano: avevi appena lasciato Bolzano, senza rimpianti, per realizzare tanto altro di straordinario.
Patrizia Mazzoni
Quella di Maurizio Scaparro è stata una lunga vita operosa, dedicata non soltanto alla sua arte, ma anche a quella di artisti che come me hanno avuto il privilegio di conoscerlo e collaborare con lui, e siamo davvero tanti. Prima di essere un grande regista Maurizio è stato critico teatrale e come tale, la curiosità, lo stupore, il divertimento dell’essere spettatore hanno alimentato ogni sua scelta artistica e di vita. Lui, regista dei grandi teatri e di grandi spettacoli, aveva un’idea altamente etica e sociale del teatro; i temi a lui più cari erano “l’utopia teatrale” e la “festa”, aveva sempre un progetto nel cassetto per mettere insieme forme di teatro diverse, poetiche diverse, mondi diversi.
Fedele ai suoi principi, sensibile e attento alle evoluzioni socio-culturali in atto, per la sua direzione della Biennale Teatro di Venezia 2006-2007, Scaparro pensò a un Carnevale dedicato alla Cina “Il drago e il leone”. La mia lunga esperienza di “teatro con e per i bambini” nella periferia nord di Firenze, una delle zone in Italia con più alta presenza di cinesi, fece sì che Valerio Valoriani (allora direttore della biblioteca del teatro della Pergola) gli proponesse il mio nome per realizzare la sua idea: mettere in scena “La cenerentola cinese” da poco tradotta e pubblicata in Italia da Idest. Il nostro fu un incontro di grande empatia da subito. Mentre raccontavo le mie intenzioni artistiche e pedagogiche e il mio modo di fare drammaturgia con i bambini, mi sentii accolta e compresa, mi stupii per l’entusiasmo con cui venivo ascoltata e per la sua curiosità incalzante; quando dissi che per fare il lavoro su cui stavamo fantasticando, avrei avuto bisogno di un’ operatrice e di una scenografa di mia fiducia, non batté ciglio, annuì e con la sua mitica scrittura incomprensibile appuntò tutto su un foglio. In due ore riuscimmo a parlare del lavoro, del teatro, della vita. Il progetto diventò un vero e proprio esperimento di antropologia culturale: in quattro mesi con un grande lavoro di intesa con maestre e dirigente dell’ I.C. Gandhi di Brozzi, avviammo un laboratorio teatrale per 13 bambini cinesi delle classi quinte, ai quali raccontai la fiaba, che nessuno di loro conosceva. I bambini si appropriarono della storia ricongiungendosi con l’immaginario della loro cultura di origine, li orientammo a dare corpo alla storia attivando la loro memoria culturale familiare e a narrare alternando italiano e cinese. In seguito con l’avanzamento del lavoro ebbi modo di apprezzare il rigore organizzativo del suo staff, l’attenzione e la cura per il mio lavoro. Ogni volta che era a Firenze, mi telefonava, a volte solo per prendere un caffè insieme e parlare; una volta venne fino a Brozzi per vedere i primi materiali di scena realizzati perché lo incuriosivano troppo e non voleva aspettare. Un’altra volta venne per la riunione con i mediatori linguistici e i genitori, e annunciò che erano tutti invitati a Venezia, a spese dell’organizzazione, e così fu. La Cenerentola Cinese inaugurò il Carnevale, in scena una generazione a cavallo tra due culture molto diverse tra loro, capace di porgere le contraddizioni del nostro tempo con poesia e ironia, attraverso il narrare universale della fiaba, strumento comune a tutte le culture. Fu una bellissima esperienza per bambini, genitori e maestre, per il pubblico di grandi e piccini e anche per gli addetti ai lavori. Scaparro era felice, aveva pensato a questa nostra operazione anche per dissipare certi pregiudizi, secondo lui ancora molto diffusi, e dimostrare quanto, certe forme di teatro possono, attraverso l’arte della poesia e il rigore, essere “essenza stessa del teatro” .
Fino al 2016 ho continuato a collaborare con Maurizio Scaparro in altri importanti progetti come nel 2011 “La notte italiana” per i 150 anni dell’Unità d’Italia, al Teatro della Pergola, e ogni volta ha incoraggiato il mio lavoro, mi ha fatto sentire preziosa. Con profondo affetto lo ricordo come un uomo di grande onestà intellettuale, curioso e generoso. Per molti di noi non è stato solo maestro, ma anche padre, amico fraterno, complice. Insomma era un uomo che amava e rispettava le persone e il teatro. Forse per questo era affezionato a questa frase: “L’assenza di amore genera mostri” (dal “Caligola” di Camus).
Il ricordo di Claudio Facchinelli
Il commiato a Maurizio Scaparro al Teatro Argentina Redazione Rumorscena
Ho nei confronti di Maurizio Scaparro, che ho avuto occasione di incontrare di persona una sola volta, un debito di riconoscenza che attiene un aspetto – forse secondario – del teatro, che tuttavia gli stava a cuore: le attività teatrali che si tengono nelle scuole di ogni ordine e grado. Fu lui, attraverso suo fratello, il pedagogista Fulvio Scaparro – siamo nel 1995 – a proporre a Luciano Corradini, all’epoca sottosegretario del ministro della pubblica istruzione Giancarlo Lombardi, la stesura di un protocollo interministeriale d’intesa che desse riconoscimento e dignità a questa pratica. Corradini, che conosceva il mio impegno su questo terreno, prese contatto con me, ed io ebbi quindi la ventura di collaborare alla redazione di tale documento, che fu firmato a Roma il 6 settembre 1995 da Giancarlo Lombardi, ministro della Pubblica Istruzione; da Mario D’Addio, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri delegato per il Turismo e lo Spettacolo; da Maurizio Scaparro, commissario straordinario dell’Ente Teatrale Italiano.
Da quella data il teatro della scuola usciva dalla clandestinità. Il protocollo dava riconoscimento alla “valenza educativa dell’approccio al teatro, da inserire tra le forme di conoscenza analogica, come risposta ai diversi bisogni formativi che la scuola deve garantire come occasione di educazione ai linguaggi verbali e non verbali e alla creatività”; impegnava inoltre gli enti firmatari a:
- valorizzare l’educazione al teatro come una componente significativa della formazione dei giovani;
- favorire e sostenere l’integrazione delle attività teatrali scolastiche all’interno dei progetti educativi d’istituto (Pei);
- individuare le modalità possibili per offrire l’opzione dell’educazione al teatro agli scolari e agli studenti di ogni ordine e grado.
Sottolineava inoltre lo stretto legame fra “la proposta teatrale destinata all’infanzia e alla gioventù e la originalità del teatro prodotto dai giovani la pratica teatrale nelle scuole”. Purtroppo, non tutte le intenzioni dell’intesa sono state realizzate: lo stesso ETI (l’Ente teatrale Italiano), cui il documento riconosceva la funzione di raccordo fra le altre due istituzioni firmatarie, è stato cancellato nel maggio 2010, come ente inutile, con un colpo di mano del governo Berlusconi. Malgrado ciò, un principio non reversibile si era affermato; e infatti, in tutta Italia continuano a tenersi laboratori e rassegne di spettacoli nati nelle scuole, che mostrano, in alcuni casi felici, prodotti che attingono alla categoria della ricerca e dell’avanguardia. Una importante realtà artistica ed educativa della quale siamo riconoscenti a Maurizio Scaparro.