Lo spettacolo descrive la vita dei pescatori, in particolare relativa alla pesca dei ricci, conferendo a questo umile organismo anche un intrigante valore metaforico.
Recitazione efficace; si apprezza la forte carica emotiva dei ragazzi, anche se molte parole in dialetto siciliano non sono state capite dal pubblico.
Il lavoro mostra come, partendo da un oggetto semplice come il riccio, con una modalità che ricorda il movimento crepuscolare, fa nascere una storia basata sulle emozioni.
“Apri il riccio, te lo mangi… e sa di mare”.
Chiara Lepri e Federica Pastorelli, terza classe, Media “Pertini”, Savona