Allan Kaprow, americano d’origine russa, presentò nel 1959 alla Reuben Gallery di New York una sua opera dal titolo 18 Happenings in 6 Parts. Si deve, quindi, a questo artista l’introduzione del termine per indicare alcune esperienze nelle quali erano utilizzati mezzi di comunicazione diversi (multimedialità). L’ happening ha relazione con le tecniche teatrali e, grazie anche al Living Theatre, fu uno dei fenomeni più importanti ed innovativi nel panorama teatrale statunitense, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60, e di rottura col teatro precedente. Happening è qualcosa che accade, spesso in modo inaspettato, ma non casuale. E’ determinato dal contesto della situazione: dallo spazio, dalla reazione del pubblico, da eventi atmosferici, da circostanze imprevedibili. Un po’ come per gli spettacoli di teatro educazione che entrano in relazione con lo spazio a disposizione. L’happening è un evento che utilizza una struttura a compartimenti, in ognuno dei quali accade qualcosa: un’azione elementare, suoni, rumori, parole dette, sussurrate, urlate, declamate secondo una sequenza prestabilita. Le azioni possono succedersi oppure svolgersi contemporaneamente. Ciò che accade in ogni compartimento può essere completamente autonomo rispetto agli altri. La pratica dell’happening può insegnare ad essere reattivi; a raggiungere il massimo di presenza scenica e di energia nel tempo dell’azione, anche soltanto per un piccolo ma fondamentale atto; ad imparare la differenza tra vincolo e libertà. Ad esempio, seguire la sequenza nel rispetto del lavoro degli altri, ma iniziare l’azione dal punto in cui si desidera farlo o scegliere le modalità dell’azione. (MDR)