Il corpo impronta qualsiasi materia teatrale. La centralità del corpo dell’attore, il suo studio e valorizzazione, permea le più significative drammaturgie e pedagogie del teatro del Novecento. Anche nel teatro della scuola e della comunità diventa il perno centrale dell’espressività e della comunicazione, specie se il tratto dominante è la coralità dell’azione. (LP)
Nel secolo scorso sono state attive correnti culturali che hanno portato a mettere al centro, nel teatro, il lavoro dell’attore, il suo processo; nella scuola, il lavoro del bambino, il suo processo. Questa analogia, forse più nota a chi ha avvicinato l’area del così detto “terzo teatro” e a chi si è posto come educatore/animatore di processi di espressione e conoscenza, ha comportato feconde contaminazioni, con strutturazioni di vere e proprie pedagogie attorali e di percorsi teatrali per bambini e ragazzi.
Alcuni elementi comuni: l’idea e l’esperienza che chi fa e l’oggetto del suo fare sono il centro di un processo; la ricerca e la pratica di strumenti in una dimensione di laboratorio; la costruzione di cultura in situazioni di gruppo. Ne è conseguita una valorizzazione di aspetti come l’immaginario e la memoria (individuale e collettiva), l’espressione e l’intelligenza del corpo, il guardare e il fare come azioni complementari che immettono in una dimensione di conoscenza di sé, dell’altro, dell’oggetto, la pratica simultanea di linguaggi diversi – qualità precipua del teatro. (AM)