Frequenza e difficoltà di respiro dovuta a sforzo o fatica eccessiva oppure a malattia. L’affanno (dispnea) è un sintomo di molte malattie, soprattutto dei polmoni e del cuore. La respirazione è un fenomeno complesso e del tutto involontario. Di norma non ci accorgiamo del respiro, così come del battito cardiaco. Cuore e polmoni funzionano in modo autonomo, a seconda delle necessità. Ci si accorge del loro lavoro solo quando qualcosa non va bene.
Fin qui il linguaggio medico, ma a noi interessa quel particolare “affanno” che prende docenti e operatori quando s’approssima l’andata in scena del gruppo che ha frequentato il laboratorio teatrale e di cui sono responsabili. Lasciando perdere l’affanno del pensare di non riuscire a finire per tempo tutto ciò che serve alla rappresentazione (si scopre poi che il palcoscenico fa sempre miracoli!), questo momento è forse una delle cose più belle, più intense e più forti del teatro: ti metti a nudo, ti dai in pasto a un pubblico, che non sempre conosci, e che avrà un ruolo determinante per la tua prestazione. Dietro le quinte ti assale quel brivido, a volte quel terrore che ti fa sentire disattivato, che ti fa sentire freddo lungo la schiena; hai i piedi di ghiaccio, ti si imperla di sudore la fronte, la salivazione è azzerata, il respiro sembra non appartenerti più e il cuore va a mille. Allora, se puoi, ti isoli e fai meccanicamente gli esercizi di respirazione per distrarti, rilassarti e concentrarti, così come fai con i ragazzi che hai preparato nel laboratorio teatrale. A volte, la voglia di esibirsi è invece così forte che ti dà grinta e, se pratichi da tempo quest’arte, sei più disinvolto davanti al pubblico, perché il teatro stimola la fantasia e insegna a mantenere la concentrazione in tutte le occasioni. Un adolescente scrive: “Eravamo tutti emozionantissimi, sul palco un’atmosfera calda e intensa volava tra i nostri pensieri; tutti erano ai loro posti; quando si aprì il sipario e la musica ci fece iniziare: eravamo agitatissimi a tal punto da essere nello stesso tempo concentratissimi. Lo spettacolo continuava ad interrompersi per i calorosi applausi del pubblico, che ci agitavano ancora di più. Alla fine, quando si chiuse il sipario, tutti noi urlavamo: c’era gente che piangeva e chi saltava addosso agli altri dalla felicità.”. Reazioni diverse, tutte molto umane, che colpiscono anche i più grandi artisti, attori, o sportivi quando devono “giocarsi” davanti a un pubblico. Anche un animale da palcoscenico, come si dice in gergo, nell’andare in scena può, soprattutto se sensibile, essere emozionato, teso; può avere attacchi di panico per lo stress della prima. (BMC)