Se ascolto, dimentico
Se guardo, ricordo
Se faccio, capisco
Bruno Munari

D. – Un libro per festeggiare i 30 anni di Agita: una storia dunque?
R. – Non solo o non proprio. Sì, il sottotitolo è “testimonianze di impegno e resistenza”; ma ci è sembrato più importante, col “fare memoria”, il guardare all’oggi. Per questo il Cantiere riguarda le formazioni al plurale.
D. – Ha scritto un lettore, di cui non rivelo il nome, che gli è piaciuto molto perché poco teorico e ricco di attività laboratoriali ben descritte e ben introdotte. Buone pratiche teatrali che partono da un territorio o da un ambiente, che coinvolgono i partecipanti e li sollecitano al dialogo.
R. – Ringrazio il lettore che ne ha colto l’aspetto interattivo e relazionale. D’altra parte, alla filosofia di Agita (e di questo libro) non appartiene la lezione ex catedra. Ci piace la dialettica, l’imparare facendo, il camminare insieme attraverso i paesaggi che i linguaggi dell’arte – tutti – hanno costruito e stanno elaborando.
D. – Seguendo la “pedagogia della situazione “…
R. – Certo e non solo in ambito educativo ma anche di cittadinanza attiva. Come non guardarsi negli occhi, come non guardarsi intorno in questo momento storico così complesso. Come non mettersi “in gioco” per avere, alla Morin, una testa ben fatta!