Dopo un primo momento sperimentale nella primavera del 2010, la didattica della visione – o, come in genere la chiamiamo in questo contesto, la formazione dello spettatore – ha concluso la prima stagione di incontri nel Circolo del teatro della Biblioteca comunale Guglielmo Marconi di Roma.
La biblioteca ha accolto molto favorevolmente la proposta portata da Anna Santopadre e da me, e un primo nucleo di pubblico ha partecipato con atten-zione agli incontri di preparazione e di riflessione relativi a sei spettacoli del cartellone romano della stagione 2010.11
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Quanto alla scelta, abbiamo presentato alla biblioteca – dunque agli utenti – una prima selezione comprendente essenzialmente, ma non solo, commedie di repertorio classico che, si pensava, potessero incontrare il favore di un pubblico probabilmente costituito in maggioranza da persone mature e, forse, non immediatamente propense ad affrontare lavori in qualche modo d’avanguardia o di ricerca. Dall’elenco, i partecipanti, avvertiti per e.mail, hanno scelto sei spettacoli e su quei sei spettacoli abbiamo lavorato.
La mira principale della nostra azione è stata quella di portare l’interesse degli spettatori ben oltre il testo, e quindi di presentare in diversi modi il lavoro globale della messa in scena tanto da indirizzare l’ attenzione del pubblico verso tutti i parametri teatrali, in particolar modo sulle scelte di regia. Il testo, d’altra parte, è stato quasi sempre preso in notevole considerazione proprio per evitare che il pubblico, concentrato a seguire la “storia”, perdesse di vista lo spettacolo nella sua complessità.
Molto incisivo si è rivelato l’ uso di frammenti di video, oggi facilmente reperibili in rete, per mettere a confronto regie diverse e, spesso, recite in lingua originale (ad esempio, per il Misantropo è stato molto significativo fare ascoltare qualche momento di recitazione nei versi francesi per avere un metro di confronto con la versione italiana di pura prosa).
Alcuni spettatori, cosa decisamente interessante, hanno chiesto di potersi avvicinare, nella prossima stagione 2011.12, a lavori non classici, nuovi, anche sperimentali. Questo potrà essere difficile da gestire con una precisa programmazione dato che non si potrà, in genere, contare su cartelloni pubblicati con mesi di anticipo; ma la cosa si farà.
Anna Santopadre si è presa la briga di contattare i teatri, prenotare i biglietti, distribuirli ai partecipanti; lavoro ingrato che, l’anno prossimo, di sicuro andrà strutturato diversamente. Per tutto il resto, la biblioteca è stata sollecita nelle comunicazioni con il pubblico e per l’assistenza necessaria per la proiezione dei video. La collaborazione è stata piena e spontanea.
Gli spettacoli che siamo andati a vedere si sono rivelati di differente qualità e di diverso gradimento; ma proprio questo è interessante e rende vivaci gli incontri di riflessione. Vorrei far notare che, per lo spettacolo piú a rischio, Aspettando Godot – a rischio per la limitata conoscenza del nostro pubblico riguardo autori come Beckett, Pinter ecc. – il lavoro di preparazione ha permesso, a detta di tutti, una fruizione piena, resa peraltro facile dall’ eccellente regia e per la recitazione molto brillante.
Gli incontri, uno di preparazione e uno di riflessione, si sono tenuti per i seguenti spettacoli: il Misantropo – Tutto su mia madre – Sogno d’una notte d’estate – Non tutto è risolto – Aspettando Godot – Il berretto a sonagli. Strumenti principali di lavoro: un fascicolo nell’incontro preliminare, e – come si è già detto – video (prima o dopo la visione dello spettacolo secondo il caso). Come pensabile, i fascicoli non sono basati su di un clichet unico; in genere, nella loro creazione abbiamo cercato di unire notizie utili per lo spettatore, cenni di recensione (rari) ove opportuno, punti di discussione e qualche provocazione. Siamo andati al Teatro Argentina, al Valle, all’Eliseo e al Quirino.
Non abbiamo ritenuto indispensabile creare un fascicolo apposito per il secondo incontro, preferendo la libera discussione che abbiamo ritenuto piú adatta al nostro pubblico – salvo la richiesta, a volte, di scrivere un pensiero, un’opinione.
Come sempre, il lavoro di preparazione degli incontri torna anche a beneficio di chi li prepara che, dopo la ricerca necessaria al lavoro e il lavoro stesso, si ritrova ampiamente arricchito; e questo, oltre al piacere del contatto con un pubblico partecipe e interessato, può considerarsi un compenso sufficiente alle fatiche che, occorre dirlo, non sono state poche.
Con entusiasmo, pensiamo già all’anno prossimo.
Paolo M. Albani