C’è fame di bellezza in questo pazzo, pazzo mondo. Ora più che mai.
Bisogna soddisfare l’appetito, saziare l’anima impigrita e grigia. Bisogna non farla arenare.
Gli strumenti informatici si mostrano nostri alleati e ci offrono supporto per una comunicazione sana e, si spera, proficua.
Da oggi verranno proposti, in questa nuova sezione, frammenti di pensiero, video, reperti ritrovati sul fondo di un cassetto o nuove creazioni.
Lasciate un commento, creiamo uno scambio, non temiamo di essere “POSITIVI”!
Forse più di altri luoghi la cucina è quello in cui si può generare il caos.
Non è un caso che il quarto video del gruppo Lotus sia ambientato nelle cucine delle rispettive abitazioni dei danzatTori. La cucina è anche il luogo in cui avviene una connessione chimica tra cibo e carnalità, è un luogo in cui possiamo mantenere l’ordine ma nel momento in cui si rovescia un liquido, la pentola trabocca o il coltello taglia la punta del dito, in ognuno di noi scatta un moto impulsivo che viene da una dimensione lontana, che ci riporta al caos.
E all’interno del caos l’estremizzazione di sentimenti come la paura, l’eros, la rabbia, la crudeltà, il riso e il pianto.
L’iniziativa si chiama
#uneserciziodistilealgiorno
Dal mio libro Esercizi di stile su Cappuccetto Rosso (49 variazioni testuali sulla fiaba di Cappuccetto Rosso e altre amenità)
ho estratto alcuni brani coinvolgendo amici attori, autori, musicisti nel realizzare la loro versione video di uno degli esercizi di stile.
Inoltre a molti amici musicisti ho chiesto di realizzare la loro versione musicale della Filastrocca (e finora sono arrivati moltissimi contributi afferenti a svariati generi musicali)
La pagina Facebook alla quale è possibile visualizzare tutti gli Esercizi di stile
è Esercizi di stile su Cappuccetto Rosso #esercizidistilesucappuccettorosso
Due bambini partono per un’avventura. Sono fermi nella loro casa/cornice che li accoglie e li protegge ma al tempo stesso, come una finestra, gli permette di vedere le bellezze che il mondo ha da offrigli.
I colori
La mutevolezza della natura
La faccia nascosta della notte
L’inaspettata forza della primavera
La nostalgia del Mare
Il bagliore dei corpi celesti
Ed infine la semplicità dell’amore.
Basta poco per volere bene. Basta poco per accorgerci che intorno a noi c’è della meraviglia
Spettacolo di Narrazione di e con Siliana Fedi ispirato ai testi di Paolo Rumiz e altre storie di mare.
Da sempre i “Fari” sono chiamati “I Guardiani del Mare” e come dei grandi occhi vigilano sull’infinita distesa delle acque che nasconde misteri e segreti.
Strutture affascinanti sopra un elemento della natura che da sempre ha fatto sognare, ispirando poeti e pittori e artisti di ogni sorta: il mare con il suo canto, la sua bellezza infinita, le sue tragedie; storie antiche e storie dei nostri tempi.
Lo spettacolo prende spunto da una serie di scritti di Paolo Rumiz intorno alla sua esperienza di un mese “fuori dal mondo”, vissuto in un faro di un’isola deserta e da storie e leggende che riguardano il mare con particolare attenzione alle storie del nostro arcipelago Toscano.
Qualche anno fa ebbi la ventura di dire due parole durante il pranzo con cui si festeggiava un battesimo. Era l’inizio dell’estate, sulla costa occidentale della Sardegna.
Ricoprivo un ruolo un po’ particolare, nient’affatto istituzionale; anzi, formalmente ero un estraneo. La madre, una cara amica, mi aveva proposto di fare da padrino al bimbo, Federico. Una richiesta per me po’ incongrua: non solo mi professavo ateo ma, per la chiesa, ero considerato con scandalo un pubblico concubino, in quanto sposato solo civilmente, per di più con una donna ebrea.
Un nipote raccoglie i racconti del nonno che, nonostante sia prossimo ai 105 anni, ha una memoria lucida e precisa, soprattutto per il passato. Scorrono memorie di guerra, ma non sono episodi tragici, di sofferenza e di morte, bensì di esperienze umane lontane, di prigionia in cui il lavoro è stato salvifico perché ha permesso di mangiare e di sopravvivere, in un’Africa alla quale il ricordo torna con nostalgia (esiste davvero il “mal d’Africa). Quei ricordi diventano musica e si fissano nell’immagine di un obiettivo che sa cogliere, oltre le forme, il senso degli sguardi, della complicità possibile fra generazioni.
Per me sono un dono, il segno della “necessaria bellezza” della memoria.
“Io so che la bellezza non ha bisogno di noi. Siamo noi ad averne bisogno e ad inseguirla.
In questi giorni pieni di incertezze, scrivo parole sul corona virus, e tutti forse ne scrivono…
Mi sto avventurando in un lungo racconto, il Canto delle Torri in cui, in realtà, questo virus rimane periferico.
Sono infinite le Torri che appaiono all’orizzonte nell’unica città in cui viviamo (…Torre del tempo perduto… Torre degli Asinelli in Bologna… Torre degli alibi e delle fughe… Torre di Doha nel Katar… Torre dei baci appassionati…).
La storia continua e non credo che finirà.”