C’è fame di bellezza in questo pazzo, pazzo mondo. Ora più che mai.
Bisogna soddisfare l’appetito, saziare l’anima impigrita e grigia. Bisogna non farla arenare.
Gli strumenti informatici si mostrano nostri alleati e ci offrono supporto per una comunicazione sana e, si spera, proficua.
Da oggi verranno proposti, in questa nuova sezione, frammenti di pensiero, video, reperti ritrovati sul fondo di un cassetto o nuove creazioni.
Lasciate un commento, creiamo uno scambio, non temiamo di essere “POSITIVI”!
Chi costruì Tebe dalle Sette Porte?
Dentro i libri ci sono i nomi dei re.
I re hanno trascinato quei blocchi di pietra?
Babilonia tante volte distrutta,
chi altrettante la riedificò? In quali case
di Lima lucente d’oro abitavano i costruttori?
Dove andarono i muratori, la sera che terminarono
la Grande Muraglia?
La grande Roma
è piena di archi di trionfo. Chi li costruì? Su chi
trionfarono i Cesari? La celebrata Bisanzio
aveva solo palazzi per i suoi abitanti?
Anche nella favolosa Atlantide
nella notte che il mare li inghiottì, affogarono
implorando aiuto dai loro schiavi.
Il giovane Alessandro conquistò l’India.
Lui solo?
Cesare sconfisse i Galli.
Non aveva con sé nemmeno un cuoco?
Filippo di Spagna pianse, quando la sua flotta
fu affondata. Nessun altro pianse?
Federico II vinse la guerra dei Sette Anni. Chi
vinse oltre a lui?
Ogni pagina una vittoria.
Chi cucinò la cena della vittoria? Ogni dieci anni un grande uomo.
Chi ne pagò le spese?
Tante vicende.
Tante domande.
Durante l’inverno guardavo le loro foglie secche e ingiallite e pensavo che non li avrei rivisti fiorire in primavera! erano persi, sì, non li avrei visti pur sperando, perché il lilla come l’arancione, il bianco e il giallo mi piacciono moltissimo.
Il racconto è stato scritto in risposta al bando partito dalla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi e divulgato tramite la pagina I Coronauti de I Maestri di Strada. L’insegnante Massimo Navone, della scuola teatrale milanese, ha lanciato il tema ispirato a “La peste scarlatta” di Jack London e alla nuova contemporaneità delle nostre vite: un virus terribile si abbatte sulla terra, solo pochi riescono a sopravvivere …!
Ieri notte i bambini non hanno dormito per niente. Aveva-
no rinchiuso un mucchio di cicale nella scatola del-
le matite, e sotto il loro cuscino le cicale cantavano
una canzone che i ragazzi conoscevano da sempre e
dimenticavano al sorgere del sole.
Credo nella nascita della Terra e in ogni essere creato, nel sapore delicato della natura,
dove vedo l’amore degli animali ancora vivo, come il leone è pronto a difendere i suoi figli.
Credo nel vento leggero dei sospiri della Terra e nel volo maestoso dell’aquila, che mi ricorda l’Infinito.
Sento il profumo dei fiori e degli alberi ancora in frutto e credo che questo sia amore per l’Uomo.
Credo nella luce del mattino, che mi fa ben sperare e la speranza è Oceano. E L’Oceano è tutto.
Il sonno pesava sui popoli quando il Destino
Provvide a che dormissero, e venne
L’inesorabile, il pauroso figlio della Natura.
Lo spirito antico dell’inquietudine.
Si agitava, come il fuoco che nel cuore
Della terra fermenta e scuote le vecchie città
Come un albero dalle frutta mature,
infrange i monti, inghiotte querce e rocce.
…
E ancora brillano per te frutti d’oro
E dolci stelle serene nella fresca notte degli aranceti in Italia.
Friedrich Hölderlin, Le liriche, Adelphi, Milano 1993
Perché è bello. Si può tradurre sia con “alte aspettative o grandi speranze” e ci vogliono grandi speranze, in questo momento, perché tornino le cose più semplici: un abbraccio e lo stare semplicemente con gli altri