15a Rassegna Internazionale
di Teatro Educativo “il Gerione”

Campagna (SA)

9 – 25 Maggio 2019

“L’aquila che si credeva un pollo”

(Prove tecniche di autostima).

 

L’AQUILA CHE SI CREDEVA UN POLLO

prove tecniche di autostima

 

“Un uomo trovò un uovo d’aquila e lo mise nel nido di una chioccia.

L’uovo si schiuse contemporaneamente a quelle della covata, e l’aquilotto crebbe insieme ai pulcini.

Per tutta la vita l’aquila fece quel che facevano i polli del cortile, pensando di essere uno di loro.

Frugava il terreno in cerca di vermi e insetti, chiocciava e schiamazzava, scuoteva le ali alzandosi da terra di qualche decimetro. Trascorsero gli anni, e l’aquila divenne molto vecchia.

Un giorno vide sopra di sé, nel cielo sgombro di nubi, uno splendido uccello che planava, maestoso ed elegante, in mezzo alle forti correnti d’aria, muovendo appena le robuste ali dorate.

La vecchia aquila alzò lo sguardo, stupita: “Chi è quello?”, chiese. “È l’aquila, il re degli uccelli” rispose il suo vicino. “Appartiene al cielo. Noi invece apparteniamo alla terra, perché siamo polli.”

E così l’aquila visse e morì come un pollo, perché pensava di essere tale.

 

Questa breve ed emblematica storia si legge nella prefazione del libro “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo” di Anthony De Mello, gesuita, scrittore e psicoterapeuta indiano (Bombay 4 settembre 1931 – New York 2 giugno 1987).

E da questa breve storia parte il nuovo percorso della 15ª Rassegna Internazionale “Il Gerione”, con una tematica quanto mai attuale: L’AQUILA CHE SI CREDEVA UN POLLO – prove tecniche di autostima.

Non solo la scuola, ma tutte le agenzie educative, quindi l’intera società nel suo complesso, hanno quotidianamente a che fare con episodi, più o meno espliciti, di mancanza di autostima, che comportano passiva accettazione di atteggiamenti di influenza e prevaricazione all’interno di un qualsiasi gruppo sociale. La mancanza di autostima diventa a lungo andare accettazione gregaria, quindi gregarismo, incapacità permanente di interloquire in modo dialettico e costruttivo e di proporre le proprie opinioni in un qualsiasi contesto.

Per opposto e non tanto per assurdo, la tematica che proponiamo quest’anno si potrebbe ribaltare in: IL POLLO CHE SI CREDEVA UN’AQUILA!, che sancisce la prevaricazione ed imposizione da parte del “bullo” di turno nei diversi contesti sociali.

In effetti in una società in continua evoluzione lo spazio che perde la dialettica della democrazia, e quindi della partecipazione di tutti, viene conquistato dall’omologazione dell’autoritarismo, quindi del singolo.

Come non mai, proprio ora, le Agenzie educative, in primis la famiglia e la scuola (prime forme di organizzazione sociale in cui l’essere umano inizia il suo percorso di vita), devono “stare sul pezzo” e il teatro educativo può assolvere la sua importante mission: contribuire alle prove tecniche di autostima di oggi per formare il cittadino consapevole e critico di domani.

Valorizzare le diversità; sostenere e incoraggiare le intelligenze multiple; stimolare e incanalare le energie; offrire a tutti le stesse opportunità di comunicazione ed espressione, di “mettersi in scena” rispetto a se stessi e agli altri; evitare il gregarismo ed il protagonismo, l’etichetta che ti segna nei diversi contesti sociali; incentivare la collaborazione, il tutoraggio, la socializzazione, la condivisione.

Il percorso teatrale può e deve diventare occasione di dibattito e confronto, cassa di risonanza di argomenti socialmente significativi da mettere in scena e proporre a se stessi e agli altri (contenuti), ma anche di costruzione di una piccola compagnia teatrale in cui i rapporti interpersonali ed i ruoli condivisi diventano impegno ed assunzione di responsabilità, dal momento della scelta dell’idea teatrale di partenza, alla cocostruzione del copione, alla cocostruzione della messinscena (contenitore) in tutte le sue fasi ed i suoi aspetti (regia, recitazione, scenografia, costumi, luci, musiche, canzoni, coreografie, immagini, montaggio, smontaggio).

Il ruolo maieutico di accompagnamento e non di direzione/imposizione dell’operatore teatrale (coadiuvato organicamente nella scuola dall’insegnante) oggi più che mai è attuale e necessario affinché chiunque sia coinvolto nel percorso di laboratorio teatrale possa acquisire piena consapevolezza del proprio essere e del proprio divenire.

E appunto come ci incita Anthony De Mello “Scopri te stesso e riprenditi la vita”.

Regolamento lotteria 2019

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